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Collocazione: (Opera mai posseduta dalla biblioteca, ma menzionata nella lettera L.117.157)

 Santarelli Fra Giuseppe
 Della Musica Sagra, e della disciplina de' suoi Professori.

Il surriferito titolo è riportato dallo stesso Santarelli in una sua lettera al P. Martini che noi conserviamo, e nella quale brevemente dà il contenuto de' due volumi di tale sua opera. Il Lichtenthal assegna al primo volume la data di Roma, 1764. Molto si parla del Santarelli nel libro miscellaneo n. 30 del Liceo [corretto in: n. 99 scansia F], dove contiensi la Causa de' Cantori Pontificj per la loro riforma, dal medesimo Santarelli inculcata al Card. Alessandro Albani Protettore di quel Collegio. In detto libro, a pag. 154, trovasi un atto giudiziario di certo D. Antonio Cimarroni che sotto il dì 19 Luglio 1756, chiedeva d'esser indenizzato dal Santarelli. «Chè la verità fu, ed è, che il Rispondente richiese il Ponente, se voleva servirlo in qualità, di copista mensualmente, in occasione della composizione d'un libro, per dare alla stampa, opera da durare per molti mesi, alla qual richiesta condiscese il Ponente, e perciò accordarono a scudi 4 il mese, ma in capo al decimo o duodecimo giorno il Ponente videsi licenziato; onde protestossi col Rispondente di servire a mese, e non a giorni, e perciò si era licenziato dalla Computisteria del Buon Governo, dal quale effettivo impiego ritraeva il suo lucro mensuale e continuo. » Dal che potrebbe dedursi che si trattasse di copiar l' opera sulla Musica sagra, e che quindi o tutta o parte almeno di essa fosse già dal Santarelli composta sino dal Luglio dell' anno 1756. Gli avversari del Santarelli nella citata Causa, a pag. 150. così disser di lui: « Fu scritto ne' Libretti della Cappella Pontificia un falso bordone il di cui Autore è un qualche cantore della Cappella medesima. Non è molto tempo che questo stesso furtivamente trasse dalla custodia della suddetta cappella i menzionati Libretti, e trasportatili a casa dello stesso scrittore Francesco Biondini, di sua propria mano scancellò con un temperino le note musicali che da tutti erano tacciate prive di contrapunto e di armonia, per sustituire un altro falso bo done men peggiore di quello. Di questo attentato ed audacia ne fu convinto in pubblica adunanza del nostro Collegio, ed in presenza del citato Scrittore. Ma invece di occultare la sua mala fede, ora di nuovo dà alla luce delle pubbliche stampe quel falso bordone che sostituir voleva in luogo dello scancellato, adducendo falsameute la fede del menziunato Scrittor Biondini, ch' è in questi termini: - Confronto coll'originale datomi dall' autore da trascrivere ne libretti della Processione. Francesco Biondini. - Pare incredibile questa condotta in chi non faccia la professione di falsa testimonianza. La cancellatura de' Libretti costa negli atti Criminali del Tribunale di Monsig. Maggiordomo. Le note del primo falso bordone, ancorchè scancellate, son purtroppo visibili. Lo scrittore Biondini contesta il fatto come accaduta in persona propria, e di cui ne adduciamo la testimonianza. Veggasi ora qual sia il carattere di quello, ch'è l' antesignano dei nostri avvesarii; e che dando nuovamente a luce l'Informazione intitolata: Paravi lucernam Christo mea, vergognasi di darsi il titolo di Cappellano Cantore della Santità di Nostro Signore, e sol si arroga quello di Cappellano di onore dell' E.mo Cardinale Alessandro; ma vergognandosi ancora di esser Capellano di un tal Personaggio come Cardinale, distingue in chiare note che tal sia di esso, come Ministro plenipotenziario delle loro M. M. Imp. e Reali. Non vogliamo far su di questo titolo quelle riflessioni che converrebbonsi. Eppure questo Cantore ci si descrive pien di rare qualità, che lo rendono palese al mondo; e noi all' incontro siamo trattati pieni d'invidia e livore perchè procuriamo giustificare la sincera nostra condotta. Finalmente Egli viene rappresentato, non ostante di esser quasi l' autore delle presenti nostre amarezze, qual nuovo Tito, la delizia del genere umano. » Più oltre, a pag. 155 della detta Causa, vedesi la seguente Dichiarazione di Biondini: « Io sotto scritto faccio fede mediante il mio giuramento, come il dì 1 Decembre corrente mi portai nella Cappella al Vaticano, dove essendosi congregati collegialmente tutti li RR. Signuri Cantori Cappellani Pontificj, mi presentai nel mezzo, e mi protestai in pubblico, come al Signor Maestro, come a tutti li Signori Cantori, qualmente quel falso bordone che io scrissi per ordine del Sig. Santarelli, e che il medesimo mi disse essere il suo, a tempo che era maestro pro tempore il Sig. D. Giacomo Lorazzi, quel medesimo è quello che è stato distribuito, scritto a stampiglia; e tanto è vero, che il medesimo Santarelli, portandomi tempo fa li otto libretti su de' quali era scritto, non si arrossì, con le proprie mani pigliando un temperino che su d' un mio tavolino trovò, scancellare tutto quel falso bordone di cui parlo, a segno che da me ne fu su dei medesimi scassi fatta una copia, la quale confronta a meraviglia su quel primo che gira in stampiglia. Di più mi protestai, che il secondo che gira in stampa a rame con il mio nome, è in tutto e per tutto a me offensivo, perchè vi ha fatto il detto Sig. Santarelli, per ingannare il publico, stampare al di sotto il mio nome, senza che io, nè mio zio ne abbia mai nè visto, nè saputo di tal falso bordone. Onde per dar saggio di mia onoratezza di nuovo mi protesto, come allora mi protestai, che il primo in stampiglia è quello che stava nei libretti, e l' altro a stampa a rame non l' ho mai posto in esecuzione, ed il mio nome non vi deve stare, perchè a me è affatto incognito. E facendo umile riverenza al Sig. Maestro, e Collegio mi partii. In fede questo dì 18 Decembre 1761. Io Francesco Biondini scrittore affermo quanto sopra, mano propria. » A queste accuse rispondeva il Santarelli, o per lui l' avvocato suo patrocinatore con le seguenti espressioni: (Causa cit. pag. 186). « Ma se pasciuti essi avversarj non si fossero di sì fatte minutezze, sarebbe mancata loro quell' opportunità, che pur ardentemente bramavano di scagliarsi contro la riputazione e la stima di qualche cantore, per le rare qualità del suo carattere, per la palese al mondo sua perizia nel canto, e per le rispettabili insegne d' onore che lo rivestono, divenuto bersaglio d' invidia e di livore. Aguzzi però la calunnia quanto sa e può il suo venefico dente; sarà egli mai sempre pel suo onesto costume la delizia degli Vomini da bene; e per i saggi dati nella scienza della musica, sarà mai sempre oggetto di ammirazione agli Vomini intendenti. » Qui alludesi a un suo Mottetto assai encomiato con lettera del P. Martini e del conte Algarotti, le quai due lettere sono impresse a pag. 191 e 192 della ridetta Causa de' Cantori Pontificj. Non si creda per questo che il Santarelli fosse compositore di qualche vaglia, bastando il falso bordone di cui fecesi tante ciarle per conoscere la sua poca perizia nel contrappunto. Ebbe il Santarelli a sostener quella lotta co' suoi colleghi cantori l' anno 1761. per l' opuscolo da lui pubblicato col titolo d' Informazione dove suggeriva al Card. Albani che ne lo avea richiesto, i provvedimenti opportuni per rimediare al disordine di quel collegio. I suoi oppositori l' incolpavano all' opposto di aver dato consigli perniciosi alla Cappella Pontificia, e alla conservazione del Collegio de' Cantori di essa Cappella, volendo toglier gli assurdi con altri assurdi maggiori. (Causa cit. pag. 241). Sopra di che trascriviamo per ultimo uno squarcio della medesima Causa, a pag. 215, ed è questo: «Che se poi ciò non ostante si veggono alcuni abusi nella Cappella Pontificia; la colpa pure deve ancora attribuirsi alla molteplicità di Teatri, e de' Prencipi, che di qua e di là dai monti con strabocchevoli stipendj invitano i Musici di Roma e dell' Italia, li quali perciò non curano la Cappella Pontificia. E finalmente fa duopo ricordarsi che in un ceto e Collegio per le cause intrinseche ed estrinseche di sopra accennate in parte currotto, è più salutifero rimedio e partito temporeggiare gli abusi, che urtarli tutti ad un tratto, per non accelerare quei mali maggiori che dagli abusi introdotti si sospettano. Potendosi temere senza qualche tolleranza il discioglimento del Collegio dei Musici tanto necessario per il servizio del Papa, e per il culto dell' Altissimo, e riducendoci alla memoria il memorabile detto di Tacito, che erunt vitia donec erunt homines. » Il Santarelli serviva in qualità di Cantore nel 1761 oltre la Cappella Pontificia, eziandio la Cappella Borghese in S. Maria Maggiore di Roma, come si legge nella più volte menzionata Causa dei Cantori Pontificj a pag. 240.

Nomi: Santarelli, Giuseppe.   
 
Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna: I, p. 106           
 
ID: 1000     


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