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Collocazione: B.41

 Bottrigari cav. Ercole
 Il Desiderio, overo De Concerti Musicali di varij Instrumenti. Dialogo di Annibale Meloni. Nel quale si ragiona della partecipatione di essi stromenti, et di molte altre cose partenenti alla Musica. In Milano, appresso li Stampatori Archiepiscopali, 1601, in 4°. (La 2ª e 3ª carta contengono):

All' Illustrissimo Senato di Bologna. L'occasione Illustriss. SS. c' hebbe la bo. me. di M. Annibale Meloni, di seruire à questo lllustriss. Senato per molti anni, et al fine d'esser capo del loro nobilissimo concerto, fu causa che egli applicasse l'animo à scrivere la natura, et la proprietà dei concerti di diversi Instrumenti Musicali; la qual fatica da lui fatta, per vedere ciò che ne sentiua il Mondo, et in particolare alcuni suoi emuli, si dispose di darla al publico, non sotto 'l nome suo, ma di vn'altro et fu il nome; Alemano Benelli; che per trasportatione di lettere, altro non vuoi dire che Annibale Meloni. Et perchè mi pare di sentire che alcuni habbino à se stessi troppo arditamente attribuito la fatica fatta da questo seruitore delle SS. VV. Illustrissime, m' è parso bene far conoscere al mondo la impertinentia di questi tali, et insieme raccomandarlo alla bontà delle SS. VV. illustrissime a finche se in vita da questo Senato Illustrissimo è stato fauorito; maggiormente doppo la morte sia dell'auttorità loro difeso da quelli che leuar le vogliono l' honore; la qual difesa, per essere di vn suo seruitore, et morto, è tanto più ragioueuole et pia. Accettino volontieri questo picciolo dono, sì come io di core gli lo raccomando, et invio; che dal Signore le prego lunga et felice vita. Di Milano il 12 Luglio 1601.
Delle SS. VV. Illustrissime Seruitore L' ARTUSI.
Alli Cortesi Lettori. E' verissimo (benigni Lettori) che M. Annibale Meloni sempre fù per natura sua inclinato alla virtù, et alla Ciuil conuersatione di quelli huomini, che à suoi tempi erano in ogni professione intelligenti; di che ce ne fa chiaro testimonio l'ossequio da lui per molto tempo fatto non solamente al Costèo, al gentilissimo Baldi Filosofo Singolare, à Carolo Caracciolo Mathematico; ma allo Illustre Sig. Cauagliere Hercole Bottrigaro ancora. Et non per questo si può concludere, come pare che voglino dire altri, che il presente Dialogo sia fatica del Bottrigaro. Dirò et crederò bene che il Bottrigaro à foglio à foglio l' habbi letto, et anco emendato, et forsi quando il Meloni alla villa sua le mandaua qualche foglio, l' habbi copiato per non guastare così il foglio del Meloni nella emenda; di che se ne contentaua molto bene il Melone, come quello che le daua tanto di credenza, che cosa alcuna senza il suo consiglio non sapeua fare, essendo lui più tosto timido che ardito, se bene intelligente: come chiaramente si scuopre da vna lettera del Bottrigaro, che pur viue, scritta dalla sua Villa, nella quale dice, hauer riceuuta la espositione di un problema d'Aristotele fatta dal Melone, et le ne dice el suo parere; la qual espositione è forsi quella che raccontano altri essere opera fatta dal Bottrigaro, il che è falso. Si come è falso ancora che il Melone copiasse due volte dall'originale del Bottrigaro questo Dialogo per mandarlo à Venetia; ritrouandosi in casa de gl' Heredi del Melone due di quelle prime abbozature, che si fanno nel principio, quando si incomincia à far tessitura di qualche opera, et sono di man propria del Melone scritte. Argomento chiarissimo, che questo Dialogo è fatica del Melone, et non del Bottrigaro. Et se il Bottrigaro hauesse fatto questo Dialogo (il che non è vero) perchè non lo fece stampar egli istesso la prima volta, ma sotto 'l nome di Alemanno Benelli lo lasciò uscire al Mondo ? Et se lo concesse all'Amico per gratificarlo, perche subito morto l'Amico, dal quale ha havuto tanto ossequio, et tanta seruitù, per levarle l' honore lo ha lasciato publicare sotto 'l suo nome ? perchè stare il Bottrigaro dietro alla Tauola per sentire ciò che il Mondo dice di così fatta attione ? Non per altro se non perchè sa che questa è fatica, et facitura del Meloni, et non sua. Chi poi habbi fatto quelle tante tradottioni che altri raccontano; nel parere mio intorno alli tetracordi Harmonici, in difesa del Patritio, lo farò sapere al Mondo. In tanto state sani, et amatemi, che presto vi darò qualche cosa di nouo che vi sarà di contento et vtile insieme.
Il Cav. Bottrigari nel 1599 colle stampe di Bologna erasi manifestato per vero autore del Desiderio. Ma siccome l'Artusi dopo la morte d'Annibale Meloni avea potuto impossessarsi di tutti i manoscritti rinvenuti fra le robe d'esso Meloni, e passati in mano degli eredi di lui, così ritenne per fermo che que' manoscritti fosser parto dell'ingegno del defunto Meloni, anzichè mere copie (quali eran veramente) delle opere che andava tratto tratto componendo il Cav. Bottrigari. Da ciò provenne che vedendo l'Artusi fra quelle carte che ritrovò presso gli eredi d'Annibale, oltre diversi altri lavori del Bottrigari, quello ancora intitolato il Desiderio, nè in veruno di que' manoscritti veggendo apposto il nome dell'autore, si incocciò in sostenere esser quell'opere uscite dalla mente del Meloni; facendo imprimere ciò che in questa scheda abbiamo trascritto. Offeso, e a gran ragione, il Bottrigari dell'operato dall' Artusi, scrisse subito una Lettera apologetica sotto il finto nome di Federico Verdicelli. Per cotal lettera del Bottrigari non cangiò avviso l'Artusi, o almeno sdegnò di disdirsi pubblicamente; ma ad ogni modo essa impedì che l' Artusi desse in luce come suoi proprii parti i lavori musicali rinvenuti fralle carte del Meloni, ciocchè senza dubbio avrebbe effettuato se il predetto Cavaliere non se ne fosse in quell' Apologia dichiarato autore, asseverando che non per altra causa vedeansi i suoi proprii scritti appresso gli eredi del Meloni, se non perchè questi era solito di copiare per maggior sua istruzione tutto quello che sulla musica esso Bottrigari andava tuttodì producendo. Durò il rancore dell'Artusi per lunga pezza, nè ci è noto se fra lui e il Bottrigari accadesse mai rappacificazione. Ciò è palese dalla insolente dedicatoria premessa alla Seconda Parte delle Imperfezioni della moderna musica stampate del 1603, dal Discorso a' Lettori e dalle Considerazioni musicali poste nel fine di detto volume, dove l'Artusi sfoga tutta la sua bile contro del Bottrigari, siccome poco cortese erasi dimostrato verso del Monteverdi nelle prime 56 pagine del libro medesimo. Non si creda quest'edizione del Desiderio un'intera ristampa di tutto il Dialogo. Come del 1599 alla prima impressione dell' Amadino si levarono le sei carte con che cominciava l'opera sostituendone delle altre con frontispizio nuovo, dedicazione, avviso, ecc. conservando nel resto i fogli della stampa, veneta del 1594; lo stesso in questa si praticò dall'Artusi, che tolse le prime sei carte dell'edizione originale, e ne sostituì otto, conservando da pag. 1 sino al fine la stessa stampa dell' Amadino del 1594. In capo poi delle pagine dov'era impresso Alemanno Benelli, fece l'Artusi incollare un cartino dove invece si vede stampato Il Desiderio. Dialogo - Di Annibale Melone.

Nomi: Bottrigari, Ercole.    Melone [Meloni], Annibale [pseud.: Alemanno Benelli].   
Editori: Impressori Arciepiscopali.   
 
Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna: I, pp. 70-71  RISM : B/VI, p. 171e          
Antiche collocazioni: 0302 (catalogo Sarti, circa 1840)  
ID: 714     


LEGENDA  
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