strumento
parzialmente forse di Antonius Bononiensis, Viola da gamba, sec. XVI-XVII
inventario
1756
rif. Catalogo van der Meer
n. 121 (=pp. 123-124)
collocazione
Sala 4
 
Sulla faccia interna del fondo c'è un'etichetta scritta in lettere gotiche: Antonius Bononiensis.
Materiali: acero, ebano, conifera, noce, forse altri legni non determinati.
Di questo strumento sono originali soltanto il fondo e il manico col cavigliere. La cassa ha una sagoma senza punte, da chitarra, con spalle spioventi in una linea curvata, il che conferisce alla cassa una forma piuttosto tozza. Il fondo è di acero ed è fatto in tre parti (una parte centrale, una parte laterale a sinistra e una a destra nelle curvature della cassa verso l'esterno). Il fondo è leggermente bombato e provvisto, oltre che dei filetti marginali di ebano, di filetti dello stesso legno in fregi geometrici. Il fondo appartiene a uno strumento con spalle spioventi in linea retta, ma è stato tagliato per essere usato nello strumento presente. A causa della bombatura del fondo, quest'ultimo non è provvisto né di catene strette né di piastra da supporto per l'anima.
Il manico con cavigliere in forma di falce terminante con un riccio con uno spigolo centrale e con orecchiette leggermente sporgenti è ricavato da un solo pezzo di acero.
Le altre parti sono state aggiunte in un'epoca posteriore, ma prima del 1866: così la tavola di conifera con fori di risonanza in forma di C con la curvatura verso l'esterno e con filetti marginali normali di ebano, ma senza catena. La tavola - come d'altronde il fondo - non ha aggetto sopra le fasce. Non originali sono poi le fasce assai basse di acero; probabilmente le controfasce di conifera che uniscono il fondo con le fasce (e anche la tavola con queste); i sei piroli di noce tinto nero in forma di vaso con un bottoncino in cima; i due capotasti di ebano; la tastiera d'un legno duro extraeuropeo; il cuneo, probabilmente di acero, tra il manico e la tastiera, cuneo continuato come una specie di cassa con pareti superiore e laterali sotto la tastiera dalla giuntura tra la cassa e il manico sino all'estremità inferiore della tastiera; il ponticello di acero; la cordiera moderna di ebano; il bottone reggicordiera di ebano; il puntale inserito in quest'ultimo, dello stesso legno; e l'anima di conifera. Sul fondo è ancora visibile la vernice originale marrone rossiccia. In un'epoca ulteriore lo strumento fu coperto d'una vernice marrone scuro. 
Misure delle parti originali: lunghezza attuale del fondo 652; larghezza massima della parte superiore del fondo 298 (a 165 dalla giuntura col manico); larghezza minima della parte centrale del fondo 223 (a 300 dalla giuntura col manico); larghezza massima della parte inferiore del fondo 357 (a 497 dalla giuntura col manico); altezza della bombatura del fondo 13; spessore del fondo ai bordi 2,5; lunghezza del manico 282; larghezza del manico 41-55; lunghezza del cavigliere 183.
Misure delle (e con le) parti non originali: lunghezza totale 1117; distanza tra la giuntura della cassa col manico e le estremità superiori del fori di risonanza 273, le estremità inferiori dei fori di risonanza 353; distanza tra gli occhielli superiori dei fori di risonanza 85, tra i fori di risonanza all'estremo della curvatura 125, tra gli occhielli inferiori dei fori di risonanza 106; altezza della bombatura della tavola 15; spessore della tavola ai bordi 2; altezza delle fasce 86 (alla giuntura con manico) - 90; lunghezza della tastiera 450; larghezza della tastiera all'estremità inferiore 64; lunghezza della cordiera 170; lunghezza vibrante delle corde 600.
Accordatura: potrebbe essere applicata l'accordatura della viola da gamba su Re1: Re1 - Sol1 - Do2 - Mi2 - La2 - Re3.
Provenienza: Liceo Musicale (n. 10).
Cenno biografico: non si hanno notizie su un costruttore di nome Antonius Bononiensis. È persino possibile che l'etichetta di questo strumento sia falsa. Le parti originali di questa viola da gamba risalgono al secolo XVI o alla prima metà del XVII. L'identificazione fatta dal Lütgendorff (II, p. 20) e, dopo di lui, dallo Jalovec (1965, I, p. 92) di Antonius Bononiensis con Antonius Brensius di Bologna è puramente ipotetica. 
 

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